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Visto per nomadi digitali in Italia

Chi sono i nomadi digitali e come avere il visto? 

L’avvento del digitale e la sua grande diffusione ha rinnovato il mondo del lavoro, dando la possibilità ad alcuni professionisti di lavorare da remoto, in qualità di “nomade digitale”.

Ma cosa si intende per nomade digitale?

Sono nomadi digitali tutti coloro che possono coniugare la passione per i viaggi con il lavoro, ovvero lavorare e viaggiare contemporaneamente avvalendosi di strumenti tecnologici.

E’ bene non associare tale figura, però, al covid ed ai suoi effetti, quali lo smart working.

Il nomadismo digitale si discosta dall’esigenza pandemica e abbraccia, invece, un modus vivendi che si caratterizza per uno stile di vita diverso dal tradizionale. In altre parole, a quell’esigenza del singolo di libertà e di benessere, a vantaggio di una migliore e maggiore produttività.

Ciò tende a favorire non solo il singolo ma, soprattutto, le aziende che hanno la possibilità di collaborare con i più qualificati professionisti, ovunque si trovino.

Al fine di inquadrare meglio la figura del nomade digitale, si può sommariamente definirlo un professionista lavoratore autonomo che lavora da remoto, che sceglie liberamente il posto in cui lavorare senza vincoli di spazio. Diverso è invece il lavoratore da remoto, essendo lui un professionista che opera come lavoratore dipendente ma sempre da remoto.

Come ottenere il visto per nomadi digitali in Italia

Il visto per nomadi digitali e lavoratori da remoto è diretto agli stranieri che intendono svolgere in Italia un’attività lavorativa qualificata, da remoto, mediante strumenti tecnologici che lo consentono, sotto forma di lavoro subordinato o di collaborazione.

L’ottenimento del visto implica la presentazione di una domanda, almeno 15 giorni prima della data di viaggio. L’esame della stessa può richiedere fino a 120 giorni per i nomadi digitali e 90 giorni per i lavoratori da remoto.

Il giorno dell’appuntamento presso il Consolato italiano sarà necessario fornire una serie di documenti a corredo della domanda e dimostrare di:

- essere dei lavoratori altamente qualificati;

- disporre di un reddito minimo annuo derivante da fonti lecite non inferiore al triplo del livello minimo previsto per l’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria;

- avere un’assicurazione sanitaria;

- disporre di un’idonea sistemazione alloggiativa;

- avere un’esperienza pregressa di almeno 6 mesi nell’ambito dell’attività lavorativa che si andrà a svolgere.

- presentare un contratto di lavoro o di collaborazione specifico per il lavoro che si andrà a svolgere.

Regime fiscale dei nomadi digitali: come essere in regola? 

A regolare fiscalmente il lavoro svolto dai nomadi digitali sono le convenzioni bilaterali in materia fiscale e di sicurezza sociale, stipulate tra l’Italia ed il Paese del lavoratore. In assenza di quest’ultime, si applica la normativa italiana.

Mediante il permesso di soggiorno, infatti, a ciascun lavoratore da remoto o nomade digitale, verrà attribuito un codice fiscale italiano e, per i soli nomadi digitali anche un numero di partita iva.

In quest’ultimo caso va, però, rilevato che la partita iva va aperta per chi soggiornerà in Italia per periodi uguali o superiori a 183 giorni l’anno, acquisendo in questo modo la residenza fiscale in Italia. In caso contrario, ad applicarsi sarà la legge fiscale del Paese di appartenenza.

Altresì, sarà necessario scegliere un codice ATECO, identificativo della professione che si va a svolgere e conseguentemente identificativo della partita iva che verrà attribuita. Competente al rilascio del codice ATECO è la camera di commercio ma ci si può affidare anche a un commercialista.

Da ultimo, va anche detto che, conformemente al principio della tassazione alla fonte, lo Stato italiano ha il diritto di tassare i redditi prodotti sul proprio territorio, indipendentemente dal fatto che questi siano stati percepiti da soggetti ivi residenti o meno.

In ossequio a tale principio, i nomadi digitali quindi, anche se residenti all’estero, possono essere chiamati a pagare in Italia le imposte sui redditi qui prodotti. Ecco perché è consigliabile prima di iniziare il lavoro cosa stabiliscono le Convenzioni sulle doppie imposizioni fiscali tra Italia ed il Paese di appartenenza del lavoratore.

Sei un nomade digitale? Ecco come possiamo aiutarti

Lo studio legale di diritto internazionale Arnone&Sicomo da anni si occupa di diritto dell’immigrazione e fiscalità internazionale.

L’analisi fiscale è infatti fondamentale per inquadrare tutti i dettagli sostanziali del caso specifico ed evitare errori di valutazione che possano danneggiare il cliente.

Aiutiamo gli stranieri che vogliano stabilirsi in Italia ad ottenere il visto per nomadi digitali o lavoratore da remoto e li assistiamo nell’espletamento degli adempimenti fiscali in Italia. Abbiamo un team di esperti avvocati tributaristi e commercialisti specializzati in fiscalità internazionale. Se desideri venire in Italia con visto per nomadi digitali e hai dubbi sulla disciplina fiscale che si applicherà al tuo caso, contattaci o compila il modulo di contatto, cliccando qui.

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